“La scuola è” di Vittorio Renato Cirodano
“La scuola è… il luogo della cultura dove cresce la mente, spazio di ricerca, un viaggio nel tempo e nella storia, una campanella che suona, un insegnante che ti fa sognare, una finestra aperta sul futuro, innamorarsi di quella del primo banco, una poesia a memoria, gambe che tremano prima dell’interrogazione, il silenzio di un compito in classe.
La scuola è come il primo amore, non si scorda; è un’istituzione ferita, defraudata dall’ignoranza, calpestata dai bigotti e maltrattata dai politici analfabeti. Essa è e deve essere statale, è di tutti, non di pochi, è per tutti; è palestra di vita, ginnastica per la mente, ossigeno per il cervello; è uno sguardo d’insieme sul mondo che cambia, è una poesia di Leopardi dedicata a ogni Silvia, è libertà di pensare e creazione di pensieri.
La scuola è esserci per sapere e saper essere, relazione umana, corrispondenza d’amorosi sensi, affinità elettive, sostanza delle cose, una scommessa da vincere, una corsa a ostacoli, una speranza-certezza d’identità, un raggio di sole sul viso di una ragazza innamorata.
La scuola è anche il coraggio e la responsabilità dei docenti che hanno in mano il futuro delle nuove generazioni, delle nuove classi dirigenti e finanche le sorti di un Paese intero: il loro impegno-capacità è decisivo per lo sviluppo dei ragazzi, del loro senso critico che, se unito al lavoro delle famiglie e a quello parimenti importante di un buon governo, diventa un mix salutare per tutti. Il lavoro degli insegnanti produce risultati visibili dopo anni, la dispersione scolastica è una bomba a orologeria destinata ad esplodere nel tempo, così come gli studenti migliori concorreranno al progresso umano di una nazione.
La scuola è l’inizio per ognuno di una strada consolare, lastricata di storia, ai lati le pietre miliari segnano i passaggi della nostra inevitabile evoluzione. La scuola, e tutto ciò che ne deriva, è la spina dorsale della società, ci permette di camminare con la schiena dritta, ci rende sani e liberi, pronti a navigare “il più bello dei nostri mari”, anche quando si preannunciano tempeste.